Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XV – 11 novembre 2017.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Lo stress accentua le differenze nella corteccia prefrontale tra maschi e femmine. In uno studio su primati è emerso che lo stress amplifica le differenze nell’espressione genica delle aree della corteccia prefrontale implicate nella regolazione delle emozioni e nella gestione della risposta a condizioni stressanti. I risultati indicano anche i possibili “bersagli” molecolari per nuovi trattamenti dei disturbi da stress. [Lee A. G., et al. Biol Sex Differ. 8 (1): 36, Nov 2, 2017].

 

Proprietà analgesiche di Adansonia digitata dimostrate nei ratti. Il classico baobab con la sua enorme ramificazione ad ombrello che campeggia nelle immagini della savana africana, o Adansonia digitata, ha nella sua corteccia composti di grande interesse biomedico. L’estratto acquoso corticale è stato studiato come lenitivo del dolore: il potente effetto analgesico che ha dimostrato nei ratti Wistar maschi e femmine incoraggia la prosecuzione degli studi. [Cfr. Owoyele B. V. & Bakare A. O. Biomed Pharmacother 97: 209-212, 2017].

 

Come l’ossitocina, invece di promuovere socializzazione, può indurre ad evitare gli altri. Considerata dalla divulgazione la molecola che accresce la fiducia, la tendenza a socializzare e a formare legami affettivi e sociali, l’ossitocina (OT) agisce attivando un sistema di segnalazione che ha vari ruoli nel cervello dei mammiferi. La funzione di regolazione di comportamenti emozionali e sociali comincia ad essere compresa, ma rimangono ancora molti interrogativi. (Per un sintetico aggiornamento sull’ossitocina si può leggere Ossitocina e antagonismo oppioide migliorano parametri sociali in “Note e Notizie” 13-05-2017).

È stato suggerito che l’OT possa accrescere la rilevanza (salience) di segnali sociali sia negativi che positivi: Duque-Wilckens e colleghi hanno verificato l’ipotesi che vuole il nucleo del letto della stria terminale quale mediatore degli effetti ansiogeni dell’OT. I risultati dello studio indicano che l’attivazione dei recettori dell’OT nella parte anteromediale del nucleo del letto della stria terminale induce una risposta di vigilanza durante la quale gli individui evitano, sia pur considerandoli con attenzione, contesti sociali non familiari. Su questa base, gli autori dello studio concludono che gli antagonisti dell’ossitocina (es.: L-368,899) potrebbero essere impiegati nel trattamento dei disturbi d’ansia e, in particolare, nella psicopatologia da stress. [Cfr. Duque-Wilckens N., et al. Biological Psychiatry – AOP doi: 10.1016/j.biopsych.2017.08.024, 2017].

 

Una rete corticale cooperativa consente di comprendere il significato delle parole dipendente dai toni della lingua. La variazione di tono, nel parlare, consente la modulazione tonale che comunica valori di senso affettivi. Nelle lingue tonali, come il Cinese Mandarino, i diversi toni con i quali si pronuncia la stessa parola le conferiscono significati diversi; pertanto, in questo caso, la decodifica della modulazione assume un ruolo decisivo per la comprensione del senso della comunicazione. La base neurale di questa abilità è in gran parte ignota. Si, Zhou e Hong hanno condotto uno studio in volontari cinesi, registrando direttamente l’attività del cervello umano durante l’ascolto, ed hanno trovato risposte neurali categoriali ai toni lessicali. Tali risposte erano distribuite in una rete cooperativa che includeva, oltre alle aree uditive della corteccia temporale, anche le aree motorie della corteccia frontale. I ricercatori hanno scoperto forti legami causali fra corteccia temporale e frontale, che costituiscono evidenza di un’influenza top-down e di un’interazione senso-motoria nella comprensione della parola udita e, più in generale, del linguaggio verbale. [Cfr. Si X., et al. PNAS USA – AOP doi: 10.1073/pnas.1710752114, 2017].

 

Femminilizzazione chirurgica del viso e psicologia dell’identità sessuale. La chirurgia di femminilizzazione facciale (FFS) è un insieme di procedure chirurgiche ricostruttive dell’osso e dei tessuti molli finalizzate a rendere femminile il volto delle persone transessuali, così da consentire l’immediata attribuzione dell’identità sessuale da parte degli osservatori.

Plemon della School of Anthropology, University of Arizona at Tucson, ha indagato i criteri che ispirano due approcci diversi nella FFS. Il primo approccio fa riferimento alla metrica della morfologia scheletrica facciale femminile, studiata accuratamente su modelli tridimensionali che riproducono fedelmente i tratti e i rapporti caratterizzanti i volumi e i profili strutturali; il secondo approccio predilige l’effetto estetico da perseguire attraverso un miglioramento dei tratti, secondo le aspirazioni individuali e il modello ideale di viso femminile della persona trattata. Se, in astratto, un compromesso fra i due approcci sembra ragionevole, nella pratica spesso non è attuabile. Ad esempio – osserviamo noi – una correzione che tende alla riduzione volumetrica complessiva delle eminenze ossee del massiccio facciale, difficilmente si concilia con il desiderio di avere un viso con gli zigomi alti. Ma, da questo studio emerge anche una questione psicologica di notevole interesse per la “transmedicina”: nel valore psicologico dell’identità sessuale si assiste allo spostamento progressivo della focalizzazione dall’equilibrio intrapsichico a quello relazionale.

A noi sembra che, in generale, dall’importanza primaria degli interventi sui genitali volti a completare la percezione di sé come donna nella parte del corpo al contempo più essenziale ed intima, si sia passati ad una, almeno apparente, priorità per interventi che consentono di ottenere con un semplice sguardo il riconoscimento come donna da parte dell’estraneo. In altri termini, sembra che, almeno nella chirurgia, la focalizzazione prioritaria si stia spostando sempre più verso l’esigenza psicologica relazionale del riconoscimento pubblico dell’identità sessuale. [Cfr. Plemons E., Formations of Femininity: Science and Aesthetics in Facial Feminization Surgery. Med Anthropol. 36 (7): 629-641,2017].

 

La scelta di accoppiamento delle femmine di ratto potrebbe essere casuale. Le Mӧene e Snoeren hanno messo alla prova la convinzione corrente secondo cui la scelta del partner per l’accoppiamento da parte delle femmine di ratto (Rattus norvegicus) obbedisca a criteri di selezione naturale, generalmente analizzati in termini di successo riproduttivo. Studi precedenti avevano riportato che le femmine preferiscono accoppiarsi con il maschio scelto la prima volta; allora i ricercatori, impiegando il paradigma delle camere multiple, hanno realizzato degli esperimenti in grado di distinguere la preferenza del luogo da quella del partner. In tal modo, sono riusciti a dimostrare che la presunta scelta del maschio è un artefatto della preferenza di luogo. In effetti, tutti i maschi incontrati nella camera prescelta erano indiscriminatamente preferiti agli altri, e nessun altro elemento dei potenziali compagni d’accoppiamento modificava le priorità.

Questi risultati trovano riscontro in altre osservazioni recenti e inducono gli autori dello studio a dedurre che la scelta sia piuttosto casuale e non dipendente da elementi quali l’aspetto, le dimensioni, il tipo di ultrasuoni prodotti, eccetera. Sebbene un tale risultato contraddica l’opinione prevalente, Le Mӧene e Snoeren sono così convinti della casualità dell’accoppiamento, che si augurano che le sue basi neurobiologiche cerebrali vengano al più presto indagate. [Cfr. Le Mӧene O. & Snoeren E. M., Physiological Behavior – AOP doi: 10.1016/j.physbeh.2017.10.031, 2017].

 

Notule

BM&L-11 novembre 2017

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